Sharing Economy
- Admin
- 22 nov 2017
- Tempo di lettura: 2 min
La “sharing economy” possiamo definirla come: “l’economia della condivisione”.

Due punti basi per riconoscerla?
• i servizi delle aziende non vengono più erogati dall’alto verso il basso, sono le persone ad incontrarsi per condividere beni, tempo, denaro, ecc.
• l’attività principale dei servizi è il creare e gestire la propria community, con la quale si instaura un legame forte e puro: improntato sulla socialità, sul vantaggio economico, sull’efficienza del servizio, la comodità ecc.
Il mondo cosa ne pensa? 🌍🤔
Beh, guardiamo i dati ragazzi.
Nei paesi anglosassoni riveste un ruolo essenziale.
Vediamone alcuni nello specifico:
🏡 House sharing: è la possibilità di condividere la propria abitazione con altre persone. 🍝🍱 Food sharing: tramite un’applicazione per dispositivi mobili o il proprio sito internet, permettono ai clienti di ordinare il pasto che viene recapitato da un corriere.
👩🏼💻👥 Coworking: si tratta di un nuovo stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro e di risorse, tra professionisti che fanno lavori diversi con approccio collaborativo.
(Coworking significa letteralmente lavoro condiviso.) 💸📈 Crowdfunding: è nato come forma di microfinanziamento dal basso. In pratica i siti web fanno da piattaforma e permettono ai fundraiser di incontrare un pubblico di potenziali finanziatori per lanciare i loro progetti sul mercato.
In Italia? 🤔
Con vostro enorme stupore posso dirvi che la sharing economy cresce registrando all’attivo circa 250 piattaforme collaborative online. Si rilevano circa 160 piattaforme di scambio e condivisione, circa 40 esperienza di autoproduzione, circa 60 di crowding, di cui 27 quelle di crowdfunding attive e 14 in fase di lancio. 🙌🏼 Nel 2016 sono arrivate a quota 138,68 quelle di crowdfunding, per un totale di 206. Sono, quindi, aumentate del 10% rispetto al 2015.
🚀 Complessivamente dal 2011 ad oggi i numeri sono più che triplicati, in particolare nei settori del turismo, dei trasporti, delle energie, dell’alimentazione e del design.
📈 Il mercato presenta un forte potenziale di crescita, infatti il 51% delle piattaforme di sharing registra un numero di utenti inferiori a 5000 e solo l’11% oltre 100000.
Stesso discorso vale per le piattaforme di crowdfunding, le quali il 49% ha un numero di donatori inferiori a 500, mentre il 9% supera i 50000.
N.B. Bisogna tenere presente che le piattaforme di sharing italiane sono ancora molto giovani, la maggior parte delle quali sono nate poco più di due anni fa.
C.F.
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